Nick Cave e Flannery O’Connor

Nicholas Edward Cave cominciò ad aver contatti col mondo musicale all’età di otto anni, quando divenne corista della cattedrale anglicana del suo paese. La prima registrazione su vinile di Cave fu l’inno natalizio Silent Night. Da allora però Nick Cave è diventato l’angelo maledetto del rock, l’artista maudit che è stato spesso accostato a scrittori quali Burroughs e Baudelaire. Egli è anche autore di un romanzo dal titolo And The Ass Saw The Angel (E l’asina vide l’angelo), pubblicato per la prima volta a Londra da Black Spring Press nel 1989. Il titolo del romanzo è una citazione del libro biblico dei Numeri (22, 23), ma sfogliando i testi delle sue canzoni le citazioni della Bibbia si scoprono abbondanti. Del resto, lo ricordo per inciso, Cave ha scritto una bella introduzione al Vangelo di Marco e un testo di indole teologica letto per i programmi religiosi della BBC nel 1996 dal titolo The flesh made word (La carne si fece verbo).

La lotta contraddistingue i ricordi d’infanzia di Nick e di Flannery e già questa è una prima base temperamentale e stilistica di non poco rilievo, a mio giudizio. Cave ricorda che da bambino già vedeva la propria immaginazione come «una stanza oscura con una grossa porta sprangata […]. Mi sembrava quasi di sentire i miei pensieri segreti che sbattevano e raschiavano dietro la porta, supplicandomi sommessamente di farli uscire. Di raccontarli». Da parte sua la O’Connor ricorda: «Fra gli otto e i dodici anni avevo l’abitudine di chiudermi ogni tanto a chiave in una stanza e facendo una faccia feroce (e cattiva), vorticavo torno torno coi pugni serrati scazzottando l’angelo. Si trattava dell’angelo custode del quale, secondo le suore, tutti eravamo provvisti. Non ti mollava un attimo. Lo disprezzavo da morire. Sono convinta di avergli addirittura mollato un calcione finendo lunga distesa». Cave e la O’Connor, sin da bambini, hanno avuto un buon viso solo facendo un cattivo gioco.

Cave e la O’Connor assumono dalla Bibbia, e in paticolare dall’Antico Testamento immagini e linguaggio. Scrivendo canzoni per il suo gruppo, ricorda Cave, «nella prosa dura (tough prose) del Vecchio Testamento trovai subito una lingua perfetta, allo stesso tempo misteriosa e familiare, che non solo rifletteva lo stato mentale in cui mi trovavo in quel periodo, ma infondeva attivamente forma ai miei tentativi artistici». Il Dio che colpisce l’immaginazione di Cave è «brutale, geloso, senza misericordia, […] crudele e rancoroso».

Nel disco Mutiny! (Ammutinamento!) del 1983 restano i toni lugubri e gli incubi martellanti a creare immagini di un Dio crudele (Lord Shakin) o di una chiesa-tugurio (slum-church) fino all’efficace quanto tremenda immagine-preghiera che lascia il gusto amaro della dannazione: Oh Signore, cado in ginocchio/ (Cado in ginocchio e comincio/ a pregare)/ Avvolto nelle mie ali da povero bastardo/ quasi gelo/ In mezzo all’urlo del vento e alla sferzante/ pioggia/ (La spazzatura turbinava dappertutto). È interessante notare come in un testo ironico (Truck Love) composto per il gruppo tedesco Die Haut egli scriveva: Il volto di Cristo sbuca fuori dalla tempesta/ Si finisce per diventare mistici su strade del genere. Proprio l’ironia svela all’estremo un’ossessione religiosa, che ha tratti molto vicini a quelli grotteschi della O’Connor. Come non ricordare, ad esempio, a proposito delle ultime citazioni, il finale del racconto «La vita che salvi può essere la tua»? Scrive la O’Connor, infatti: «da dietro, venne un tuono che pareva una sghignazzata e delle inverosimili gocce di pioggia, grandi come coperchi di barattoli, s’infransero sul retro della macchina del signor Shiftlet. Lui, subito, premette l’accelleratore e, col moncone fuori dal finestrino, si mise a correre verso Mobile, in gara col temporale che avanzava al galoppo».

Mi soffermo infine sul romanzo di Cave. Ambientato negli anni Quaranta, si apre con una visione minacciosa di tre corvi che si inseguono roteando, ritagliando un cerchio nel cielo «ferito e agitato». La visione della terra è dall’alto e da subito si percepisce un clima minaccioso e inquietante. Protagonista è Euchrid Eucrow, un giovane epilettico, ossessivo e muto, che si affida alla guida di Abie Poe, un ex criminale che nasconde il proprio passato facendo il predicatore invasato. L’opera vive certamente nella tradizione del romanzo gotico americano del profondo Sud degli Stati Uniti e intende approfondire in maniera surreale e mitica il tema dell’alienazione, ampiamente presente nella produzione musicale di Cave. Il risultato è una sorta di incubo mistico che ha per «messia» epico e patetico il folle e visionario Euchrid. Egli è vero fratello di Hazel Motes, il protagonista del romanzo Wise Blood (La saggezza nel sangue) e del prozio di Tarwater, personaggio de Il cielo è dei violenti di Flannery O’Connor. In questo romanzo il protagonista Ryber, un insegnante dagli innovativi metodi educativi, tenta di controllare col suo razionalismo il comportamento di Tarwater educato dal suo prozio, un selvatico profeta eremita. Il giovane si ribella, trovando la sua «libertà» grazie ad azioni di grande violenza, fino alla tragedia. Il senso è che il vecchio zio ha posto in suo nipote un «seme» indistruttibile perché divino e presente in ogni uomo. E’ come un marchio a fuoco e non c’è modo per eliminarlo. Tentare di farlo conduce al parossismo. La vera potenza delle prose di Cave come della O’Connor consiste nel linguaggio poetico e barocco, che in Cave diviene un’efficace mistura vernacolare di prosa biblica, aspra gergalità, dialetto del Sud e retorica visionaria. La similitudine dello stile si rivela cifra di una ben più profonda vicinanza che permette di vedere nei predicatori impazziti una forma di grazia dai tratti decisamente inconsueti. Ma gli esempi di ispirazione o’connoriana si potrebbro moltiplicare fino (e oltre) No more shall we part, un disco sulla fede, un sentimento tutto fuorché consolatorio. Al contrario si tratta di una fede aspra, a volte dolorosa per un Dio non sempre buono, come accade, appunto, ai personaggi dei racconti della O’Connor, segnati dal suo cattolicesimo hard-core.

 

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